Stagione teatrale 2014-2015
Nonostante un periodo difficile nel quale si dibatte la cultura, Fondazione Artioli ha saputo di saper reagire con orgoglio, energia e determinazione alla sfida di restare attiva, mettendo a frutto il percorso virtuoso attuato in questi ultimi anni. Ciò grazie anche all’essenziale sostegno del Socio fondatore Comune di Mantova ed alla fattiva collaborazione con dell’Amministrazione provinciale. Siamo così riusciti ad offrire alla cittadinanza una programmazione che vede appuntamenti con alcuni dei più prestigiosi interpreti del teatro di prosa nazionale: da Franco Branciaroli a Gabriele Lavia (Premio Arlecchino d’Oro 2014), da Edoardo Sylos Labini a Luca Barbareschi (Premio Arlecchino d’Oro 2015), il tutto arricchito dall’anteprima mondiale del nuovo spettacolo dell’attrice argentina Antonella Costa, che ha fortemente voluto Mantova per il suo debutto.
La programmazione comprende anche le consuete conferenze di introduzione agli spettacoli, tenute da relatori di grande prestigio, oltre alla quarta edizione del Concorso nazionale sulla “Commedia dell’Arte”, riservato ai giovani attori ed a tre concerti di generi musicali diversi, tra i quali una particolare menzione merita quello del Maestro Milton Masciandri, artista Unesco per la Pace.
Nomi, titoli, atmosfere, sensazionie un pizzico di musica. Ma anche particolare attenzione per l’attività scientifica della Fondazione, coronata dall’importante Convegno internazionale organizzato per la fine del mese di febbraio 2015. Generi e situazioni diversi fra loro, con l’intento di riuscire a soddisfare le aspettative di un pubblico eterogeneo ed esigente, ma soprattutto con la convinzione che musica e teatro rappresentino strumenti fondamentali per la crescita culturale di ogni comunità.
Programma
Teatro Sociale
ENRICO IV
di Luigi Pirandello, con Franco Branciaroli
Franco Branciaroli, dopo i recenti successi ottenuti con Servo di scena, Il teatrante e Don Chisciotte, continua la sua indagine sui grandi personaggi del teatro portando sulla scena Enrico IV. Questo capolavoro pirandelliano parla di un uomo del nostro tempo il quale, a seguito di una tragica caduta da cavallo durante una festa in maschera, impazzisce identificandosi con il personaggio di cui portava il costume e la maschera – Enrico IV, appunto. Passati gli anni, attorniato dalla servitù di casa che egli stesso obbliga a travestirsi per simulare la vita del XII secolo, d’improvviso rinsavisce; scopre che la donna che ha sempre amato, Matilde, ha sposato il suo rivale in amore, Belcredi, e decide di sprofondare per sempre nella pazzia, unica possibilità rimastagli per poter vivere. Enrico IV, del quale magistralmente non ci viene mai svelato il vero nome, quasi a fissarlo nella sua identità fittizia, è vittima non solo della follia, ma dell’impossibilità di adeguarsi ad una realtà che non gli si confà più. Stritolato nel modo di intendere la vita di chi gli sta intorno, sceglie quindi di “interpretare” il ruolo fisso del pazzo. La scelta del più grande personaggio di tutto il teatro pirandelliano, ha la sua origine nel lavoro che Franco Branciaroli sta svolgendo da diversi anni sulla natura del Personaggio Teatrale. Adesso è la volta di un uomo impossibilitato a vivere la vita presente, che si rifugia nel teatro trovando in esso – e non nella vita – il proprio volto definitivo. È questa l’ultima grande figura scelta da Branciaroli per la sua indagine sul rapporto – che è fondamento del Teatro stesso – tra attore e personaggio. Con Enrico IV questo percorso si chiude con l’interrogativo finale, che ne assume perfettamente il senso: può l’arte sostituirsi alla vita? La risposta di Pirandello è la cifra di tutta la sua opera: sì, pur essendo l’opposto della vita l’arte si può sostituire ad essa poichè senza l’artificio (la maschera) la vita stessa non potrebbe essere vissuta.
Teatro Bibiena
LAVIA DICE LEOPARDI
di e con Gabriele Lavia
Lavia “dice Leopardi”: dice, perché non legge né interpreta, ma riversa sul pubblico, in un modo assolutamente personale nella forma e nella sostanza, le più intense liriche leopardiane, da A Silvia, a Passero solitario, dal Canto notturno di un pastore errante dell’Asia, a La sera del dì di festa. Leopardi soggiornò a Pisa nove mesi fra il 1827 e il 1828, dove sembrò rinascere, e ritrovare un equilibrio che lo portò a stemperare di nuovo nella dolcezza dell’intuizione poetica il disincanto e l’amarezza delle Operette morali. L’attore e regista milanese vuole rendere omaggio al poeta, al suo soggiorno pisano, a quella sua nuova voglia di sondare la parola e il suono in un momento della sua esistenza che si tramutò in esaltante creatività artistica. “Le poesie di Leopardi sono talmente belle e profonde che basta pronunciare il suo suono, non ci vuole altro. Da ragazzo volli impararle a memoria, per averle sempre con me. Da quel momento non ho mai smesso di dirle. Per me dire Leopardi a una platea significa vivere una straordinaria ed estenuante esperienza. Anche se per tutto il tempo dello spettacolo rimango praticamente immobile, ripercorrere quei versi e quel pensiero equivale per me fare una maratona restando fermo sul posto”.
Teatro Ariston
NERONE – DUEMILA ANNI DI CALUNNIE
di e con Edoardo Sylos Labini
Sullo sfondo di una Roma bruciata da un incendio, in cui Nerone verrà accusato ingiustamente di essere il mandante, l’incubo dell’Imperatore la notte prima della sua morte. La possibilità di fuggire dalla congiura dei suoi senatori, o la scelta di uccidersi per mano propria. Tra i marmi della Domus Aurea, il suo palazzo imperiale, Nerone, attorniato da un’eccentrica corte di mimi, musicisti, prostitute e ballerine, è tormentato dal fantasma della madre. Rivive in quell’incubo le presenze più ingombranti della sua vita: l’ossessiva madre Agrippina, assetata di potere che, grazie a una serie di delitti, gli apre le porte dell’Impero a soli 17 anni; l’illustre filosofo Seneca, moralizzatore dei costumi di Roma e scaltro opportunista che, diventato suo maestro, cerca di influenzarne ogni scelta; la bellissima seconda moglie, la giovane e civetta Poppea con la quale condivide l’amore per l’arte e la passione per la Grecia; l’amico di bagordi Otone, governatore della Lusitania ed ex marito di Poppea che congiura alle sue spalle per gelosia; ed infine il viscido Fenio Rufo, ruvido Prefetto del Pretorio, vero capo della rivolta di quella élite economica ed intellettuale contro la quale Nerone combatté duramente durante i 14 anni del suo regno. Una tempesta di sentimenti, paure, pentimenti, riflessioni tragiche. Una metafora del potere. Nerone, duemila anni dopo, pazzo o profeta?
Teatro Bibiena
SONGS FOR CHRISTMAS
Sherrita Duran in concert
Una voce calda come la sua California, un timbro morbido e vellutato, del tutto particolare, un’estensione senza confini e un’ottima tecnica che le permette grande versatilità in ogni stile musicale; una fortissima passione fin da piccola per la lirica e i musical; un innato talento competitivo: Sherrita Duran è davvero un’artista a tutto tondo. Sostenuta da questa versatilità vocale che le permette di spaziare diversi generi musicali, Sherrita esprime il suo canto interiore con passione e originalità, accompagnata per l’occasione da Franco Martinelli (contrabbasso), Paolo Turina (chitarra), Samuele Benatti (tastiera), Enrico Truzzi (batteria) e dal Consonanze Vocal Ensemble diretto da Michael Van Goethem.
Teatro Bibiena
CONCERTO
con il M° Milton Masciadri, artista UNESCO per la pace
Un artista poliedrico e accattivante che arriva da Oltre Oceano: Milton Masciadri. Figlio e nipote di contrabbassisti, è nato a Montevideo. Iniziati gli studi col padre, a 17 era prima parte dell’Orchestra sinfonica di Porto Alegre (Brasile). Si è esibito con le più importanti orchestre sinfoniche del Brasile, Uruguay, Argentina, Cile, Messico, U.S.A., Italia, Spagna, Germania, Francia, Inghilterra, Grecia, Europa dell’est e America centrale, tenendo concerti anche in Austria, Giappone e Corea. In campo cameristico ha collaborato con artisti come George Bolet, Robert Mc Duffie, Aldo Parisot, Sidney Hart, Gary Karr, Francesco Petracchi. Il suo interesse per l’arricchimento del repertorio contrabbassisti lo ha portato, oltre che a realizzare numerose trascrizioni, a proporre e pubblicare in prima esecuzione assoluta molte composizioni di autori contemporanei del Nord e del Sud America. Tiene abitualmente corsi estivi e masterclasses in occasione di festival e convention contrabbassisti negli U.S.A., in Sud America ed Europa; è attualmente docente ad Athens, Università della Georgia e “Accademico” dell’Accademia Filarmonica di Bologna. È stato nominato artista UNESCO per la pace (1998) e ha ricevuto la Medaglia d’onore dal Sistema universitario federale Brasiliano.
Teatro Bibiena
ONIRIA
di e con Antonella Costa, musicista che suona il padre Quique Sinesi
Antonella Costa racconta così la “sua” Oniria. Un lavoro che è pronto e che attende la rappresentazione. Una figlia sogna il padre. Pochi istanti dilatati nei quali si condensa un’impossibile, infranta storia d’amore. Durante il sogno la figlia si mostra convinta di star modellando la figura del padre secondo il proprio intendimento: ma in realtà perde ogni controllo su di lui e su sé stessa, mentre cerca in tutti i modi di ricostruire incollando un suono a un’identità, a un’anima, a un viso, un padre che le sfugge. Dopo aver rievocato avvenimenti fondamentali della propria vita ed aver illustrato la propria acquisizione di una tecnica perfetta per lasciarsi cadere, di fronte a un fatto inatteso, atroce, la figlia resta disarmata, inconscia di sé, e non riesce più ad esprimersi se non in forma poetica, in cui i simboli si accumulano fino a un punto estremo, prima che il sogno venga distrutto dal risveglio. La figlia non è una bambina. Però non si sente neppure del tutto donna; parla con sicurezza assoluta di tutto ciò che ignora, ma delle cose più concrete dubita. Si esprime in un modo del tutto suo, in un linguaggio a volte scolastico, un po’ antiquato, innecessariamente adorno, cui si mescolano termini estremamente colloquiali e grossolani. Il padre non è interpretato da un attore, ma prende corpo in uno strumento, una fisarmonica, a sua volta agitata da un musicista. La presenza di questo strumento in particolare ha origine da un insieme di qualità che vengono attribuite a questo padre, al suono che rappresenterebbe il suo particolare modo di esistere. Un suono universale, complesso, antico, androgino, ciclotimia, appassionato, discreto, stridente, eclettico, allegro, melanconico, rabbioso: un suono che respira, un suono vivo. Un suono che non è il semplice veicolo di una partitura, ma che di ogni nota eseguita offre una nuova interpretazione, una versione unica ed esclusiva. Se bisogna riassumere il padre in un suono, questo deve riunire in sé tutte quelle caratteristiche. Se questo suono raggiunge la figlia, deve inquietarla, sedurla, ispirarla, sconcertarla, divertirla e aggredirla, tutto in equalizzerebbero misura. Attraverso la sua interpretazione, il testo mira a un senso musicale. Il padre e la figlia non parlano tra loro: tuttavia dialogano, discutono, nel solo modo in cui sanno e possono farlo, per mezzo della musica.
Teatro Ariston
CERCANDO SEGNALI D’AMORE NELL’UNIVERSO
di e con Luca Barbareschi, con Marco Zurzolo 5tet, regia di Chiara Noschese
È per festeggiare i primi quarant’anni di carriera che Luca Barbareschi torna in teatro con un one man show ironico, divertente, pieno di energia e dal musica dal vivo. Lo fa per festeggiare i tanti successi avuti nella carriera e per raccontare il percorso artistico ed umano che ha contraddistinto la sua vita professionale. Lo fa con le parole dei più grandi autori con i quali ha avuto la fortuna ed il piacere di confrontarsi. Con la saggezza di Shakespeare, con l’ironia pungente di Mamet, con l’entusiasmo visionario di Cervantes, accompagna lo spettatore in un viaggio emotivo sospeso nella magia del gioco teatrale. È la narrazione della natura umana raccontata con le parole dei più grandi artisti del teatro dove niente racconta qualcosa di preciso e tutto allude a qualcosa di sognatile. Per la vastità dei temi che tocca e affronta ognuno si può riconoscere. Questo spettacolo è dedicato a quanti non hanno smesso di cercare nei loro sogni, nei cieli notturni, nelle storie antiche, nelle lunghe attese, nella voglia di fare festa perchè la vita è questo strano gioco nel quale tutti ci troviamo a recitare. Lo show è arricchito dalla band musicale di Marco Zurzolo, musicista e amico con cui ha condiviso tante avventure artistiche.
Nel calendario 2014-2015 sono inseriti anche questi appuntamenti:
Teatro Bibiena
Convegno internazionale di studi in collaborazione con Università degli Studi di Verona
MAESTRANZE, ARTISTI E APPARATORI PER LA SCENA DEI GONZAGA (1480-1630)
a cura di Simona Brunetti
Per rendere omaggio e ricordare il proprio ideatore, promotore e presidente Umberto Artioli (professore ordinario di Storia del teatro e dello Spettacolo presso l’Università di Padova) a dieci anni dalla scomparsa, la Fondazione Mantova Capitale Europea dello Spettacolo organizza un convegno internazionale di studi. Prendendo spunto dal lavoro di ricerca elaborato, nelle giornate di Convegno si approfondisce lo studio di tutte quelle figure, spesso minori o sconosciute, che concorrono alla concezione e alla realizzazione delle attività spettacolari patrocinate dai Gonzaga. Per comprendere appieno la variegata natura di tali momenti rappresentativi, tra i relatori chiamati a offrire il loro contributo in un’ottica necessariamente interdisciplinare vi sono esperti di vari ambiti di ricerca, dalle discipline dello spettacolo, alla musica, l’arte, l’architettura, la letteratura, la storia.
Sala degli Stemmi di Palazzo Soardi
Conferenza a presentazione del libro
LA COMMEDIA DELL’ARTE – Attrici e attori italiani in Europa (XVI – XVIII secolo)
a cura di Siro Ferrone, Università di Firenze
Teatro Bibiena
Serata di Gala, con i finalisti della quarta edizione del concorso
I GIOVANI E LA COMMEDIA DELL’ARTE
Il progetto nasce dall’esigenza della Fondazione di intraprendere un percorso di riscoperta e promozione presso il grande pubblico della spettacolarità del teatro rinascimentale e in particolare modo della Commedia dell’Arte, nell’ottica di ottemperare alle linee culturali e programmatiche per cui la Fondazione stessa è nata e per cui svolge una continua attività di ricerca e catalogazione di materiale storico inerente il teatro gonzaghesco. Proprio nell’ottica di questa sua missione storico-filologica quest’anno il concorso si arricchisce della collaborazione del Distretto Culturale Le Regge dei Gonzaga. La quarta edizione si ripete nella splendida cornice del teatro Bibiena, con nuove idee e contenuti da offrire ai giovani attori ospiti. Attori di chiara fama, come Enrico Bonavera, li accompagneranno in un percorso di crescita attraverso giornate di studi e approfondimenti in preparazione della serata di gala: per fornire alle giovani promesse una valida regia che li aiuti a muoversi in scena, che li guidi a presentare ciò che recitano, a illustrare il proprio personaggio, dove nasce e a che cosa risponde, a raccontare il dialetto in cui si esprimono.