Stagione teatrale 2009-2010
Il nuovo anno di Teatro a Mantova è ricco di proposte coinvolgenti che presentano grandi attori della scena nazionale e internazionale. Come sempre, il cartellone è formato da suggestioni diverse, grazie anche allo stretto rapporto con Teatrodonna e Ars. Creazione e Spettacolo. Prevalgono però due linee principali. La prima consiste nella rilettura dei grandi classici, mediante scelte registiche e attoriali che li attualizzano senza stravolgerli. Voltaire, Shakespeare, Cervantes, Cechov appaiono sul palcoscenico in veste brillante e dolente, sorretti da altissime voci. Valga per tutti l’esempio de La tempesta, in cui la forza carismatica di Umberto Orsini innerva i versi sfuggenti del celebre commiato del mago. Il secondo gruppo di appuntamenti ci parla in modo diretto della contemporaneità, intravisto spesso nelle pieghe di tragedie epocali o di barbare consuetudini. L’immigrato, la donna offesa, l’ignaro cittadino occidentale sull’orlo della catastrofe occuperanno la scena, invitando il pubblico a immedesimarsi in storie variopinte, eccessive, accadute.
Naturalmente la stesura di un programma tanto impegnativo sarebbe stata impossibile senza la volontà e il contributo del Comune di Mantova e della Fondazione BAM, a cui rivolgiamo il nostro ringraziamento. Gli sforzi compiuti intendono radicare ancor più la stagione teatrale mantovana nella città e nell’attenzione dei cittadini. Se il Teatro è un sogno, questo sogno va fondato nella quotidianità attraverso il lavoro costante e la collaborazione effettiva con realtà produttive che fanno della creazione il loro normale credo.
Calendario
Teatro Ariston
BARCAFOGLIA
ideazione e regia di Annamaria Giacomelli, con Annamaria Giacomelli e Marco Remondini, musica dal vivo di Marco Remondini
Intervento narrativo caratterizzato da rumori, musica dal vivo, immagini proiettate. I protagonisti delle storie sono pescati nelle acque dell’immaginario popolare. BarcaFoglia percorre idealmente le acque che dal fiume arrivano al mare, accompagnano lo spettatore nel viaggio segreto della speranza, dove gli uomini si trasformano in abitanti marini per trovare un luogo dove stare. Chi intraprende un viaggio, deve essere pronto a captare codici, leggere costellazioni, orientarsi nella solitudine. La barca alla fine dello spettacolo sarà colma di storie forgiate in piccoli e preziosi oggetti abitati da personaggi fantastici che ci faranno entrare in luoghi e mondi oggi lontanissimi eppure ancora impregnati di canti, sudore, amori, desideri, allegria. Le storie che caratterizzano lo spettacolo sono tratte da leggende, filastrocche, interviste a pescatori del Delta Po.
Teatro Ariston
UN ISPETTORE IN CASA BIRLING
di John Boynton Priestley, con Paolo Ferrari e Andrea Giordana, regia di Giancarlo Sepe
In Inghilterra nel 1912, la famiglia Birling festeggia il proprio benessere finanziario e il fidanzamento della figlia Sheila con un giovane industriale. Abiti da sera, cena e vini d’annata. Mentre tutto fila liscio verso la conclusione, bussano alla porta: un’ispettore di polizia deve porre delle domande al capo famiglia, Arthur… Un inizio folgorante per una commedia a carattere giallo, piena di suspense. Il poliziotto mette in crisi la serata, la famiglia, gli affari, il fidanzamento e tutto il resto. Sulla storia aleggia la morte violenta di una giovane donna. Ecco una combine che non ha eguali nel teatro del novecento, di cui J.B.Priestley ne è un rappresentante esemplare: thriller e dramma borghese. Le ipocrisie dell’alta società che si mischiano al disagio del ceto meno abbiente, che soccombe. Le colpe che si materializzano e diventano spauracchi agli occhi della famiglia Birling che prova a scaricare le proprie responsabilità. Un interrogatorio poliziesco che dura un’intera notte, non risparmiando niente e nessuno. Una serie di colpi di scena alla Hitchcock che cambia ogni volta il nome dell’assassino, coinvolgendo i protagonisti, presunti ignari e presunti colpevoli, in una sarabanda surreale e velenosa, che non conosce sosta e che ha termine alle prime luci dell’alba.
Teatro Ariston
NOVECENTO
di Alessandro Baricco, con Corrado D’Elia, regia di Corrado D’Elia
“Non si è completamente fregati finché si ha una buona storia da raccontare…”
Novecento è una buona storia da condividere. E la storia incredibile e fantastica di Boodmann T.D. Lemon Novecento, il più grande pianista del mondo nato e vissuto su una nave senza mai scendere. Si raccontano i meravigliosi anni Venti a cavallo tra le due guerre nell’età del jazz, quando ogni cosa sembrava muoversi seguendo quel ritmo irresistibile. Questa singolare storia si dipana su una nave chiamata Virginian che fa la spola dall’Europa alla sognata America e che racchiude in sé tutte le storie del mondo.
Novecento non è un monologo ma un incarnato di perfezione, una favola struggente e bellissima da raccontare con la stessa malinconica voluttà che lui usava quando accarezzava le curve di un regtime. Con capacità da acrobata e intensità poetica, caratteristiche a cui ci ha abituati con i suoi personaggi e le sue indmenticabili interpretazioni, Corrado d’Elia racconta Novecento con la leggerezza di un sogno, suonando con magia una partitura di fini emozioni.
Teatro Sociale
IL RAZZISMO È UNA BRUTTA STORIA
di e con Ascanio Celestini
Quando l’Arci mi ha chiesto di partecipare a questo progetto contro il razzismo ho risposto che l’avrei fatto volentieri, ma che non sarei riuscito a scrivere un nuovo spettacolo. Mi hanno detto che le avevano già sentite alcune storie mie sul razzismo, che potevo ripartire da quelle. Così ho fatto. Ho ripescato in un repertorio fatto di racconti detti fuori dai miei spettacoli. Racconti scritti in fretta dopo l’incendio di un campo nomadi, dopo il naufragio di una barca di emigranti in fuga o dopo la dichiarazione folle e calcolata di qualche politico. Intorno a questi frammenti ne ho messi altri e ho cucito una serie di storie vecchie e nuove alle quali se ne aggiungeranno altre nel corso della breve tournée.
Giancarlo Gentilini è riuscito a dichiararsi contrario anche ai cani immigrati quando l’anno scorso ha detto “noi non vogliamo le razze straniere, noi vogliamo quegli amici dell’uomo che accompagnavano i nostri agricoltori (…) sulle montagne”. Ed è proprio da questo repertorio che insieme a Matteo D’Agostino e Andrea Pesce siamo partiti per scrivere e montare le nostre brutte storie razziste.
Teatro Sociale
ERODIADE / ERODIÀS
di Giovanni Testari, di e con Iaia Forte e Sandro Lombardi
I motivi di fascino che hanno spinto Iaia Forte a mettere in scena Erodiade sono racchiusi nel testo, che contiene già in sé non solo la letteratura ma il teatro stesso.
La lingua di Testori, profondamente “materica”, fatta di odori e colori, misteriosa e musicale, ha bisogno di essere interpretata non soltanto attraverso la parola, ma anche attraverso il corpo, con passione e lucidità. Questa lingua ha inoltre il merito di disegnare un personaggio femminile complesso e a volte contraddittorio, potente e “virile”, innocente e corrotto al tempo stesso: un’occasione rara nel panorama drammaturgico italiano.
Per quanto riguarda Sandro Lombardi, siamo in un teatrino di qualche cittadina brianzola tra i laghi e i monti, dove un attore, identificandosi con Erodiàs, intona uno strampalato canto funebre. Lo spettacolo si gioca tutto nel contrasto tra il riferimento biblico col suo sfondo palestinese e la fastosità barocca di un linguaggio che sposta la nota vicenda in un clima guittesco da teatro di varietà. Nati separatamente, i due spettacoli si riuniscono in un dittico testoriano dedicato alla figura di Erodiade, una messa in scena unica giustificata dall’argomento, dall’autore e dall’affinità creatasi negli anni tra i due attori.
Teatro Sociale
DON CHISCIOTTE
di Cervantes, con Franco Branciaroli, progetto e regia di Franco Branciaroli
“Don Chisciotte è un enorme trattato sull’imitazione: così come lui imita i cavalieri, io imito i cavalieri della scena”. Così Franco Branciaroli introduce al suo nuovo spettacolo tratto dal testo di Miguel de Cervantes. Impegnato nel doppio ruolo di Don Chisciotte e Sancho Panza, Branciaroli dà, imitandole, all’uno la voce di Vittorio Gassman e all’altro quella di Carmelo Bene. E il vagabondare verbale, divertente e commovente insieme, dei due mattatori ripercorrerà, in un clima di visionarietà che facilmente può far prendere per giganti dei mulini a vento, alcune delle scene più celebri del grande romanzo picaresco del siglo de oro spagnolo. Nel contempo, Branciaroli concede ai due grandi l’occasione di sfidarsi ancora in “audaci imprese” come a lungo fecero calcando i palcoscenici nazionali. Divertimento con un pizzico di nostalgia è la temperatura emotiva dello spettacolo, cui si aggiunge un continuo rispecchiarsi di finzione e realtà che invita alla riflessione sulla creazione artistica e sul teatro.
Teatro Sociale
CANDIDO
di Voltaire, con Enrico Campanati e Pietro Fabbri, regia di Emanuele Conte
Un affabile, sarcastico ed elegante Voltaire nella duplice veste di narratore e spettatore ci introduce alla vicenda del giovane Candido che, in cerca del migliore dei mondi possibili e forte dell’insegnamento del fidato Pangloss, inizia il suo vagabondare che, dalla Germania all’Olanda poi da Lisbona all’America del Sud fino a raggiungere il mitico Eldorado, lo porterà a conoscere la fame, l’elemosina e la brutalità dell’Inquisizione.
Scritto in polemica con Leibniz per confutare la teoria secondo la quale viviamo nel migliore dei mondi possibili, il celebre romanzo diviene nell’adattamento dei bravi Conte un vero e proprio gioco teatrale tra l’uomo e il suo doppio in cui troviamo il teatro d’attore e quello di figura, il corpo fisico e il burattino, la maschera e il volto, la narrazione e l’interpretazione. Lo spettacolo, terzo e ultimo appuntamento dopo La mia scena è un bosco e Candido ovvero Emanuele Luzzati che il Teatro della Tosse ha dedicato al maestro Emanuele Luzzati a un anno dalla sua scomparsa, ha ripreso la tournée nel 2009, anno in cui ricorrono i 250 anni dalla prima edizione di “Candido ovvero l’ottimismo di Voltaire”.
Teatro Sociale
LA STRANA COPPIA
di Neil Simon, con Mariangela D’Abbraccio e Elisabetta Pozzi, regia di Francesco Tavassi
La commedia di Neil Simon richiede, a mio parere, il lavoro di interpreti abituate a scandagliare e ad occupare ogni angolo interpretativo del personaggio così da non risultare semplicemente e superficialmente piacevole ma di scatenare la risata attraverso la costruzione perfetta dei personaggi e del loro rapporto.
Questa è per me una meravigliosa occasione, la presenza di attrici di grande calibro come Mariangela D’Abbraccio e Elisabetta Pozzi e di una compagnia di attori di provato talento. Ambienteremo la vicenda nel presente, col supporto delle Scene di Alessandro Chiti, i costumi di Maria Rosaria Donadio,le musiche di Daniele D’Angelo e le luci di Luigi Ascione, per meglio comunicare l’attualità delle situazioni e per favorire quel processo di simpatica immedesimazione che spesso si innesca nel pubblico.
La strana coppia è un capolavoro di divertimento intelligente, ci darà quindi la possibilità di sfruttare ogni opportunità comica senza remore intellettuali e sono certo che il risultato sarà magnifico.
Francesco Tavassi
Teatro Sociale
SESSO? GRAZIE, TANTO PER GRADIRE
di Franca Rame, Dario Fo e Jacopo Fo, con Alessandra Faiella, regia di Milvia Marigliano
Ricordo di avere visto Franca recitare questo testo al Teatro di Porta Romana circa una decina di anni fa: fu una folgorazione. Come era possibile, mi chiedevo, parlare di orgasmo, verginità, impotenza, frigidità senza mai una volta cadere nella volgarità, e, cosa ancora più difficile, senza mai divenire banali? E naturalmente facendoci rotolare per terra dalle risate. Rileggendo a distanza di anni questo testo, mi sorprendo ancora per la sua forza comunicativa e per l’attualità dei suoi temi: ovunque gli esseri umani continuano ad infliggersi guerre e violenze di ogni genere; al progresso tecnologico e scientifico non si è accompagnato un altrettanto profondo rinnovamento etico e spirituale e l’amore non riesce ancora a fare da antidoto alla violenza. Parlare di sesso, dice Franca Rame, è parlare d’amore, perché fare bene all’amore migliora la comunicazione e l’armonia tra le persone. Attraverso una sorta di “allegra terapia di gruppo” lo spettacolo propone una esilarante smitizzazione di tutti i tabù che ancora imperversano nella nostra cultura e che impediscono un approccio più libero alla sessualità e al rapporto fra i sessi.
Alessandra Faiella
Teatro Sociale
LA TEMPESTA
di William Shakespeare, con Umberto Orsini, regia di Andrea De Rosa
La Tempesta somiglia a un labirinto. Come in una casa di specchi, ogni volta che intravedi una via d’uscita, questa uscita si rivela essere dalla parte opposta a quella che avevi immaginato.
Come in un miraggio o in un sogno, quando provi ad afferrare qualcosa, l’oggetto su cui credi di aver messo le mani si dilegua. Finché capisci che ciò che conta non è l’uscita e che non c’è nulla da afferrare. Stare ad ascoltare le domande che il testo ti pone e restarci dentro (restare dentro le domande, il labirinto) è l’unica via.
Andrea De Rosa
Teatro Sociale
TRE SORELLE
di Anton Čechov, con Magali Alemps, Daniele Amendola, regia di Paolo Zuccari
Tre sorelle senza più padre né madre, da 11 anni sradicate dalla loro Mosca nella speranza e nel sogno di tornarci ridono, piangono, dormono, s’innamorano, cantano, e si interrogano sul senso ultimo della vita. Quei personaggi non sono quegli automi che un immaginario comune ci suggerirebbe, anzi, bramano come pochi altri la vita, la urlano, la fantasticano, pur sapendo tragicamente che essa è altrove. Si sogna, si spera, si fantastica su un futuro possibile, ci si tradisce così come si muore al duello per una ragazza disperata. Si passa il tempo a leggere un giornale, o a studiare inutilmente; si citano operette francesi, o s’intona il Puskin messo in musica da Glinka o da Tchaikovsky.
Nulla più della musica, del resto, ci fa capire come e quanto si siano evoluti i nostri parametri percettivi del reale. Ed è per questo che le nostre “tre sorelle” sarà un “tre sorelle” dal timbro musicale contemporaneo. Quello stesso recepito e condiviso col pubblico nelle esperienze sonore di tutti i giorni. Ed è la musica che, per l’universalità di linguaggio che già in sé suppone, diviene ponte di un messaggio esistenziale e teatrale, superando ogni confine sociologico e di pensiero, e fulminante nel raggiungerci allo stomaco, nel riso o nel pianto.
Teatro Sociale
LA BISBETICA DOMATA
di William Shakespeare, con Natalino Balasso e Stefania Felicioli, regia di Paolo Valerio e Piermario Vescovo
Commedia piacevole recitata in sogno in lingua familiare e rustica da nove donne e un ubriaco è il sottotitolo che sigla la celebre opera. Valerio e Vescovo mettono in scena in modo brillante uno dei capolavori comici di Shakespeare, imperniato, come è noto, sui difficili rapporti amorosi tra gli uomini e le donne, grazie al personaggio ormai leggendario della bisbetica e al suo furbo contraltare, Petruccio. Un Petruccio – ed è questa la chiave di volta dello spettacolo – interpretato con energia primordiale da Natalino Balasso, autentico mattatore capace di trasformare il greve idioma veneto in una girandola di fuochi di fila verbali, perfettamente comprensibili da ogni tipo di pubblico. Intorno a lui le felici presenze femminili, che vestono con superba indifferenza maschere da uomo e da donna. Nel grande gioco dell’amore, in cui soltanto perdendo si è sicuri di vincere.
Teatro Sociale
ATTI D’AMORE
Monologo sull’amore
per la voce di Barbara De Gabrielis
Tre donne
di Sylvia Plath, con Ema Andrea e Loredana Gjeci, regia di Ema Andrea
La donna alata
di Angela Carter, con Federica Restani, regia di Raffaele Latagliata
Due atti unici – legati da un monologo sull’amore – come collocati ai due lati opposti di uno specchio, dialogano sul senso dell’amore da un punto di vista strettamente femminile. Due intense performance dagli stili assai differenti incarnano le voci di Angela Carter e Sylvia Plath, due emblemi della letteratura femminista del nostro secolo.
Tre donne di Sylvia Plath è un poemetto radiofonico trasmesso per la prima volta dalla Bbc il 19 agosto del 1962. Tre monologhi in forma di confessione che si intrecciano nel reparto maternità di un ospedale: esperienze e sensazioni, sentimenti e stati d’animo diversi, vissuti e narrati dalle protagoniste.
La donna alata, ispirato al bellissimo Notti al circo della Carter, racconta la strana storia della diva più acclamata, discussa e vagheggiata dell’inizio del ‘900: la trapezista Feever, un’autentica meraviglia che travalica l’umano.
Teatro Sociale
ROMAN E IL SUO CUCCIOLO
di Reinaldo Povod, con Alessandro Gassman, regia di Alessandro Gassman
Tratto da Cuba & His Teddy Bear, opera che negli anni ‘80 ottenne un grande successo a New York ed ebbe come protagonista Robert De Niro, Roman e il suo cucciolo è un testo dalla prorompente forza drammatica, come sottolinea lo stesso Gassman: “Con Edoardo Erba abbiamo deciso di ambientare la vicenda in una periferia urbana del nostro paese, all’interno di una comunità rumena, dove confluiscono personagi di altra radice etnica. Operazione che non tradisce il testo originale americano che fa appunto coesistere personaggi di diverse razze, culture, religioni. È un dramma familiare e al tempo stesso sociale, un attualissimo sguardo sul presente che è anche un preciso richiamo a uno dei fenomeni che negli ultimi tempi più ci coinvolgono: la presenza degli immigrati nella nostra vita, presenza che ha cambiato la fisionomia delle nostre città e il tessuto delle nostre relazioni. Uno sguardo neutrale, non ideologico, fuori dagli schemi del razzismo o della solidarietà di maniera. Una delle sfide più difficili del terzo millennio sarà quella di imparare a vivere in una società unita nella pluralità, ponendo come base quanto ci è comune: la nostra umanità”.