Stagione teatrale 2008-2009


Stagione teatrale 2008-2009

 

La stagione teatrale 2008-2009, inaugurata il 7 ottobre al teatro Ariston di Mantova, rinnova l’appuntamento con le grandi rappresentazioni portate in scena da grandi artisti i cui nomi di prestigio rappresentano un forte richiamo per gli spettatori di generazioni diverse. All’interno del palinsesto troviamo nomi di grandi drammaturghi, come William Shakespeare, le cui opere trovano, negli adattamenti proposti, una rinnovata contemporaneità. Ma troviamo anche spettacoli originali scritti attorno alla figura degli artisti che portano in scena personaggi unici. Il programma si apre con lo spettacolo-laboratorio Visioni contemporanee della marionetta, per poi passare, il 18 novembre, all’opera Romantic Comedy che vede sul palco del Teatro Sociale due nomi di prim’ordine quali Marco Columbro e Mariangela D’Abbraccio. Il 28 novembre è la volta di Die panne, che con la sua storia scava nell’inconscio e nei sensi di colpa del protagonista. Pregiudizi ed emarginazione sono invece i temi affrontati nella toccante Synagosyty, storia di un giovane ragazzo che si trova di fronte ai pregiudizi di chi vede la multietnicità come una minaccia. Mariangela Melato è sul palco del Teatro Sociale il 4 e 5 dicembre con Sola me ne vo, Due grandi nomi sono gli autori di Hedda Gabler e Riccardo III, in scena al Teatro Ariston, rispettivamente Henrik Ibsen e William Shakespeare; le due opere vengono portate in scena con il loro sguardo su una società falsa e ipocrita. Gabbiano porta in scena una delle opere più poetiche di un altro nome classico: Anton Čechov, mentre il 17 febbraio 2009 va in scena con Foibe Rosse la storia di Norma Cossetto, uccisa nel 1943. Vanessa Gravina è al Teatro Sociale il 3 marzo per portare in scena Vestire gli ignudi di Luigi Pirandello, mentre il 10 marzo la danza si unisce al teatro per Caos, raccontando un quotidiano con un linguaggio “torrenziale”. La musica è la protagonista il 16 marzo con la Banda Osiris che porta in scena Superbanda in technicolor, e William Shakespeare è di nuovo protagonista con Per Amleto il quale, però, non propone una versione classica della famosissima opera, bensì ne porta in scena tre figure apparentemente marginali. La stagione si chiude con la magnifica Franca Valeri che il 30 marzo porta in scena i suoi personaggi più amati con Carnet de notes, e infine Casamatta vendesi, un spettacolo che vede i protagonisti cimentarsi con situazioni concatenate come scatole cinesi.

Programma Mantova Teatro Programma Teatrinsieme


Programma

7 ottobre 2008
Teatro Ariston
VISIONI CONTEMPORANEE DELLA MARIONETTA
drammaturgia di Julie Linquette, 
regia, scenografia, video di Alessandra Amicarelli
Uno spettacolo-laboratorio che invita a ricercare attivamente il senso contemporaneo dell’animazione.
Può la marionetta sorprenderci ancora, emozionarci, ingannare i nostri sensi, indurci a viaggiare insieme a lei? Quali visioni evoca? Che cosa dicono i suoi movimenti in relazione al nostro corpo? Come riesce a incarnare le nostre molteplici identità, quando gli archetipi non bastano più a definirci? Lo spettacolo propone frammenti di risposte possibili. Una marionetta abita lo spazio precario dell’immaginazione, lascia sulla propria strada momenti di storie discontinue, non smette di comporsi e scomporsi in piccole parti di noi stessi. Viaggia libera nelle forme, nella materia, nei suoni, nei colori, nelle ombre e nella luce, intrecciando e rafforzando, in ogni movimento della sua presenza, tutta la diversità e la pertinenza dei linguaggi artistici contemporanei.

18 novembre 2008
Teatro Sociale
ROMANTIC COMEDY
di Bernard Slade, con Marco Columbro e Mariangela D’Abbraccio, 
regia di Alessandro Benvenuti
Commedia vivace, ironica e brillante come quelle del periodo d’oro di Hollywood, Romantic Comedy mette in scena l’altalenante e divertente rapporto tra Jason, scrittore in crisi creativa, e Phoebe, giovane aspirante scrittrice ricca di talento e spirito. Da quando la giovanissima Phoebe piomba nella vita del “maestro” Jason per imparare da lui l’arte dello scrivere, i due si incontrano, si scontrano, lavorano insieme, fanno amicizia, si amano e litigano in un susseguirsi di risate, di verità e di una punta di amarezza. Sentimenti molto umani quelli dei protagonisti e, in particolare, dello scrittore interpretato da Columbro. Dall’amicizia-amore che lega i personaggi per anni, all’antipatia che Jason finge di provare per la giovane scrittrice, per mascherare una forte attrazione per lei. E, infine, il contrasto tra il desiderio per la dolce artista e il dovere nei confronti della fredda e pragmatica moglie.  Ma Romantic Comedy, paradossalmente, non è solo una commedia sentimentale: Slade delinea con finezza e humour sulfureo la vita di chi scrive per mestiere, di chi è sempre in balia del giudizio del pubblico e della critica e ci mostra cosa c’è dietro l’ispirazione creativa degli scrittori. Uno spettacolo sull’amore, sull’amicizia, sulla complessità del rapporto tra uomo e donna in cui tutti possono riconoscersi e, proprio per questo, divertirsi.

28 novembre 2008
Teatro Sociale
DIE PANNE ovvero LA NOTTE PIÙ BELLA DELLA MIA VITA
di Friedrich Dürrenmatt, adattamento di Edoardo Erba, con Pietro Bontempo e Bruno Armando, 
regia di Armando Pugliese
Un banale incidente, l’automobile in panne, costringe Alfredo Traps ad una sosta indesiderata. Cercando aiuto trova ospitalità a casa di un vecchio giudice in compagnia di due amici, un pubblico ministero e un avvocato in pensione che gli spiegano il loro unico passatempo: ricelebrare alcuni importanti processi storici come quello a Socrate, a Gesù e a Federico di Prussia. Tra una bottiglia di vino e l’altra, Traps si ritrova imputato in un vero e proprio processo e, in un’atmosfera sempre più inquietante, il gioco si fa realtà: il protagonista parla, si confessa, la sua vita mediocre sembra acquistare risvolti inaspettati; si scopre che Traps ha compiuto un delitto divenendo l’amante della giovane moglie del suo principale che, avvertito dell’accaduto dallo stesso Traps, è morto a causa di un infarto. L’accaduto è esente da sensi di colpa a meno che qualcuno non intervenga per far notare a Traps che ha compiuto un delitto, a fare emergere i ricordi dalla nebbia del passato, come hanno fatto i suoi commensali che lo hanno ospitato processandolo. E così, raccontando le vicende della propria vita, rivelando il mistero del suo successo economico, Traps si autoinfligge la condanna a morte che gli era stata sanzionata per gioco. Per Dürrenmatt, quindi, siamo tutti colpevoli: il racconto ne è soltanto la dimostrazione attraverso il paradosso.

1 dicembre 2008
Teatro Bibiena
SYNAGOSYTY
di Gabriele Vacis e Aram Kian, con Aram Kian, 
regia di Gabriele Vacis
Anni ottanta, il protagonista vive nella periferia industriale di una grande città del Nord Italia, vivendo un’adolescenza tra musica grunge, amici strafottenti e cortei studenteschi. Può sembrare una comune giovinezza vissuta alle porte del nuovo secolo, con la prospettiva di anni universitari inconcludenti e la difficoltà di trovare lavoro. Ma il giovane si chiama Aram, le sue origini sono iraniane, e le cose per questo diventano più difficili: “Io sono uno di quelli che si riempiono lo zainetto di esplosivo e fanno saltare la metropolitana di Londra… Se uno alto, biondo venisse qui a dirti: ho lo zainetto pieno di bombe… tu ti metteresti a ridere, no?… Ma se te lo dico io? Un brivido ti viene, no? Solo perché sono basso e nero. Che poi non sono neanche tanto nero, al limite un po’ olivastro…” Synagosyty è uno spettacolo in bilico tra ironia e tragedia, è la storia raccontata dei nuovi italiani, quei figli di immigrati che in quegli anni devono affrontare pregiudizi e emarginazione. Gabriele Vacis costruisce, attraverso l’attore, il racconto di una vita che è uno sguardo di una società che impara, giorno dopo giorno, a misurarsi e dare significato alla parola “multietnicità”.

4 e 5 dicembre 2008
Teatro Sociale
SOLA ME NE VO
testo di Vincenzo Cerami, Riccardo Cassini, Mariangela Melato, Giampiero Solari, con Mariangela Melato, 
regia di Giampiero Solari
La realtà della vita è un’avventura della fantasia. Sola me ne vo è un pò una piccola avventura teatrale della vita di Mariangela Melato. E’ una parte della Melato. È un’occasione per vederla in scena senza “maschera”, sarebbe meglio dire: con una “maschera” diversa, che le assomiglia. L’idea e il tema dello spettacolo sono lei, la sua sensibilità, i suoi ricordi, la sua immaginazione, la sua ironia e una grande voglia di giocare con sé stessa. Lo spettacolo diventa un veicolo per raccontare e far conoscere altri aspetti di sé–attrice e di sé-donna nella vita quotidiana, aspetti poco rappresentati da lei finora in teatro, in quel teatro che apparentemente non la racconta in prima persona. È tuttavia chiaro che, anche Sola me ne vo, rappresenta una delle tante facce del gioco della finzione; è solo un teatro con codici diversi, apparentemente più diretti e vicini, in cui il personaggio protagonista è semplicemente Mariangela Melato. Una donna sola per scelta, con il suo modo originale e personale di affrontare il mondo, in questo caso cantandoci e ballandoci sopra, che fa dello spazio teatrale un contenitore dei suoi umori, dei suoi ricordi, delle sue fantasie, “diventando” lì dentro se stessa. Sola, ma allo stesso tempo assieme a tutti noi. Uno degli obiettivi, infatti, di questa sfida è che alla fine gli spettatori, oltre ad aver visto uno spettacolo e ad essersi divertiti, possano dire di “essere stati dalla Melato”.

13 gennaio 2009
Teatro Ariston
HEDDA GABLER
di Henrik Ibsen, con Elena Bucci, 
regia di Elena Bucci, con la collaborazione di Marco Sgrosso
Siamo in un ambiente apparentemente tranquillo, una grande villa allestita secondo i canoni del paradiso borghese: agi, comodità, fiori recisi, il pianoforte, una collezione di pistole, un grande ritratto del padre di Hedda, il generale Gabler. Anche il paesaggio umano sembra confortante. Ma nell’arco di tempo di due giorni, separati da una notte inquieta, scopriamo che niente è quello che appare nella fortezza che si fonda sulla solidità dei beni materiali e sull’uso di maschere e convenzioni, confidando che possano proteggere dalla paura, dai sentimenti, dalla noia, dalla morte. I soldi non bastano, l’amore non c’è o viene eluso, si scatenano invidie e rivalità, tornano a bruciare passioni che sembravano domate dalla ragionevolezza e dal buon senso. Per ben due volte risuona la battuta ‘queste cose non si fanno’: non si dà scandalo, non si dice la verità, non si vive secondo il proprio sentire, non si incrina l’immagine del decoro, non ci si suicida, non si muore. In questo olimpo per dèi mortali non si fa che attendere una soddisfazione futura, e nella noia spesso dichiarata che procura questa attesa sotto anestesia e senza gusto, la vitalità si rifugia nel gioco del ‘parlare’, distillato in partite crudeli che misurano il potere di uno sull’altro, secondo un codice raffinato ed ipocrita.

19 gennaio 2009
Teatro Ariston
RICCARDO III
di William Shakespeare, con Marco Brambilla, Alessandro Castellucci, Monica Faggiani, Valeria Perdonò, Bruno Viola, 
regia di Corrado D’Elia
Immagine stessa della malvagità, crudele e spregiudicato al punto da suscitare una certa attrazione, una sorta di “fascino nero”, è il famigerato sovrano inglese Riccardo III, entrato nell’immaginario popolare così come lo disegnò William Shakespeare nella sua opera omonima. “Il mio regno per un cavallo”. E’ questa la battuta più celebre attribuita a Riccardo III. Un’affermazione che, vera oppure solo leggendaria, dice tanto dell’indole controversa del sovrano inglese vissuto tra 1452 e 1485. Spregiudicato, ostinato fino alla follia, ma anche indiscutibilmente carismatico. È per questo che, pur non comparendo in scena ma manifestandosi solo come presenza vocale, esso riesce comunque a farsi centro nevralgico di tutta la rappresentazione, una calamita dalla quale i personaggi sono irrimediabilmente attratti e dalla quale sono dominati. L’opera di Shakespeare narra la vertiginosa ascesa al potere di Riccardo III, incoronato re d’Inghilterra nel 1483. Una sottile rete di intrighi lo porta a questo risultato. Nel dramma shakespeariano il malvagio Riccardo, alla morte di re Edoardo IV, usurpa il trono facendo rinchiudere suo fratello, legittimo erede al trono; sposa la donna di cui ha ucciso marito e padre e alimenta una lunga scia di sangue ogni volta che qualcuno si frappone tra lui e il suo progetto di potere. Contro l’usurpatore al trono si schiera il conte di Richmond, Enrico VII d’Inghilterra, che lo affronta nella battaglia di Bosworth Field.

29 gennaio 2009
Teatro Ariston
GABBIANO – IL VOLO
di Anton Čechov, uno spettacolo di Leo Muscato, con Elena Arcuri, drammaturgia e 
regia di Leo Muscato
In un luogo non identificato, vive e si muove pigramente una piccola società fatta di parenti, amanti e figure di passaggio, che portano con sé passioni e conflitti interiori ed esteriori. Ognuno ha la sua diversa e simbolica visione del mondo; dal loro confronto si generano scontri durissimi. In questa dimensione fiacca, il teatro ha per ognuno dei personaggi un valore diverso: è evasione, sogno, auto-celebrazione, lavoro logorante, illusione. L’eterno conflitto tra giovani e vecchi, tra rinnovamento e conservazione, si manifesta nel rapporto tra madre e figlio: l’Arkadina, la tradizione, e Kostja, l’innovazione. Kostja, ha poco più di vent’anni e sente di avere un talento smisurato, crede che il teatro abbia bisogno di nuove forme e lui sente di possederle. Kostja, davanti a sé ha risposte contrastanti: la ragazza che ama e che considera la sua Musa gli dice che nei tuoi testi non c’è vita, sua madre che non è in grado di scrivere nemmeno una stupida farsa da quattro soldi. Di contro, un uomo che ha appena visto un suo lavoro gli dice che lo spettacolo gli è piaciuto moltissimo e lo invita a continuare a scrivere. A chi credere? Il teatro tradizionale, con i suoi rappresentanti non crede possibile che la giovinezza possa essere sposa della sapienza. La frattura tra generazioni e tra chi ha il potere e chi non l’ha ma vorrebbe averlo non si limita allo spazio della cultura, ma invade anche la sfera dei sentimenti. I personaggi čechoviani amano sempre le persone sbagliate, quelle che non possono rispondere, che non possono accettare.

17 febbraio 2009
Teatro Sociale
FOIBE ROSSE vita di Norma Cossetto uccisa in Istria nel 1943
di Frediano Sessi, con 
C. Soldà, F. Caprari, R. Avanzi, T. Faberi, F. Campogalliani, L. Sartorello, A. Flora, F. Finazzer, P. Soncini, S. Bonisoli, G. Valle, S. Palmierini, D. Fusari, G. Gorreri, E. Spagna, A. Purificato, P. Sarzola, R. Bonfiglio, I. Scaietta, M. Zolin, adattamento e regia di Aldo Signoretti
“È difficile raccontare per grandi linee i momenti storici complessi che hanno determinato il contesto in cui si svolsero questa e altre disgraziate vicende, senza dimenticare le tante strumentalizzazioni che si sono susseguite in questi anni e che hanno finito col rendere difficile il racconto della verità, lasciando amarezza e stupore in gran parte dei protagonisti. Quando fu gettata nella foiba di Villa Surani, Norma Cossetto non era più solo una figlia, una sorella, una futura sposa e madre, ma anche, perché donna, il simbolo per eccellenza dell’intera società italiana d’Istria. Un simbolo che occorreva distruggere e infangare, per vincere. Un mezzo per umiliare il nemico e cancellarne la potenza rigeneratrice”. Frediano Sessi

3 marzo 2009
Teatro Sociale
VESTIRE GLI IGNUDI
di Luigi Pirandello, con 
Vanessa Gravina e Gigi Dibertiregia di Walter Manfré
“In Vestire gli ignudi ho da sempre sentito, come un sentimento sotterraneo, la Pietà, ma sono sempre stato nel dubbio se di Pietà si trattasse o di turba psichica. E se da un lato mi atterrisco dinanzi all’intreccio sado-maso di parole e di sangue e al dilaniare che i personaggi fanno di lei, dall’altro mi incuriosisce la scoperta della necessità forte , anche da parte dei laidi, di ergere un muro a protezione sua. E i più pericolosi risultano quelli che in apparenza volevano proteggerla perché sono quelli che hanno bisogno non di ucciderla ma di succhiarne avidi il sangue rendendo infinita nel tempo la sua fine. Così sempre mi è apparso malato sul piano psichiatrico il rapporto fra il vecchio scrittore Lodovico Nota ed Ersilia conoscendo soprattutto il travaglio che legava Pirandello alla nascita dei suoi personaggi. In questo caso lo scrittore è anche un protagonista della storia, quasi al contempo dentro e fuori di essa. Tutto accade come dentro una serie di flash onirici di estrema violenza, scanditi da ritmi serrati e da una recitazione che più che moderna oserei definire metropolitana. Scelta questa che, se da un lato rischia di risultare contrastante con la classicità della lingua pirandelliana, altissima ed antica, dall’altro si tinge di connotazioni fortemente emozionali e suggestive”. Walter Manfré

10 marzo 2009
Teatro Ariston
CAOS
di Valeria Cavalli e Claudio Intropido, con 
Susanna Baccari e Roberta Galassoregia di Claudio Intropido
Costruito attingendo alle tecniche del teatro-danza, patrimonio consolidato nello stile di Quelli di Grock, Caos si sviluppa intrecciando parole elementari, pensieri e concetti pratici con i gesti della quotidianità. I corpi degli attori-danzatori, mostrati in diretta o ripresi da una telecamera a circuito chiuso, partono da una gestualità banale che progressivamente si trasforma in espressione complessa ed esaustiva. Le coreografie invadono lo spazio e senza sosta i sei attori, quattro uomini e due donne, liberano un’energia esplosiva e travolgente. Tutto si consuma, tutto si ripete senza soluzione di continuità: gli oggetti, gli ambienti, i contenuti rimandano ed esemplificano il linguaggio atono del vivere moderno, in cui il valore del tempo viene costantemente misconosciuto. E allora si va via, si parte, si scappa, per cercare qualcosa che rimpiazzi la rassegnazione. Caos può essere definito uno sguardo sul vuoto del vivere quotidiano, ma non uno sguardo drammatico o pensoso, bensì mordace, tagliente, ironico, deformante, illuminante. In Caos non c’è posto per l’angoscia, lo smarrimento, il fastidio: al contrario, tutto avviene all’insegna dell’euforia, di uno sfogo fisico e verbale che diventa sempre più incontenibile e contagioso, fino ad un irresistibile e “torrenziale” finale.

16 marzo 2009
Teatro Ariston
SUPERBANDA IN TECHNICOLOR
Banda Osiris
Dissacratore. Demenziale. Comicissimo. In una parola: geniale. Un turbinio di gag esilaranti, invenzioni sonore e meltin’ pot musicale condito da un fortissimo spirito d’ironia ma anche da una profonda padronanza del patrimonio musicale di ieri e di oggi. La Banda più pazza d’Italia, dopo aver realizzato una stralunata colonna sonora live per la trasmissione domenicale di Serena Dandini Parla con me (Rai 3), mette al centro della sua performance l’amore per la musica e la sua forza. Superbanda in technicolor è un concerto e una conferenza al tempo stesso. Il tema è la musica con i suoi protagonisti, ma lo svolgimento della Banda Osiris è deviante e deviato: un viaggio virtuale nel quale autori, strumenti, brani conosciuti e non, vengono mescolati nel gran calderone della confusione musicale. Basta un indizio, un riferimento, ed ecco che di colpo si può fare un salto di trecento anni, una musica trasformarsi in immagine e un’immagine in musica, uno strumento diventare un cartone animato, scene di celebri film trasfigurarsi musicalmente e assistere alla sonorizzare in diretta di un improbabile cortometraggio. Tra colonne sonore e citazioni colte, canzoni d’autore e jingle pubblicitari, ironia e divertimento, i quattro “suonattori” daranno vita ad un mix di intelligente, frizzante e rinfrescante comicità.

23 marzo 2009
Teatro Ariston
PER AMLETO
di William Shakespeare, con Salvatore Caruso, Francesco Villano, Michelangelo Dalisi, regia di Michelangelo Dalisi
Non è il classico Amleto che noi tutti conosciamo, quello che la compagnia Nuovo Teatro Nuovo propone in collaborazione con Teatro Festival Italia. Per Amleto prende soltanto spunto dall’opera di Shakespeare per costruire un discorso sul teatro e sull’essere attori. Per farlo, Dalisi ha estratto dall’opera shakespeariana due personaggi marginali, che diventano i suoi protagonisti: i due guitti, ovvero gli attori del teatro di strada. Anche l’ambientazione non è quella del nobile palazzo di Amleto: la scena si svolge in un piccolo cimitero dove due becchini scavano una fossa. La cassa che portano è ricoperta da un brandello di stoffa rossa, che ricorda un vecchio sipario. Chi devono seppellire? O cosa? E soprattutto perché piangono al momento di doverla ricoprire di terra? Sono veri becchini o nascondono un’altra identità? Ignazio e Petronio preferiscono seppellire il teatro piuttosto che viverlo con il loro vero compito di attori: quello di traghettatori. Ed è proprio Amleto che, costringendoli a rivivere la sua tragedia, li riporterà all’azione teatrale, in un gioco di dinamica convivenza tra l’alto delle parole di Shakespeare e il basso delle continue trovate da guitti dei due becchini-clowns. Questo gioco del teatro è un po’ come scoperchiare un vaso di Pandora da cui a poco a poco i personaggi della tragedia verranno fuori come in un vortice. Il risultato è l’esilarante parodia di un classico”.

30 marzo 2009
Teatro Ariston
CARNET DE NOTES
di e con Franca Valeri, a cura di Giuseppe Marini
In questo spettacolo, Franca Valeri punta sulla sua grande specialità, il monologo, nel quale le parole trovano un potente avversario: la nota musicale. La grande passione per la musica, e in particolare per l’opera lirica, che da sempre caratterizza la Valeri, diventa quindi uno strumento di dialogo e confronto con la parola recitata, fino a rappresentare una sfida ideale tra i due linguaggi. I brani del monologo in Carnet de notes si alternano ai brani musicali eseguiti dal vivo dal soprano Eleonora Caliciotti e dal tenore Edoardo Milletti, accompagnati al basso da Emanuele Casani e al pianoforte da Ida Iannuzzi. I pezzi sono selezionati tra le opere più amate dalla Valeri, romanze firmate da Giuseppe Verdi, Gioacchino Rossini, Pietro Mascagni, Gaetano Donizetti. Alla musica si intervallano le riflessioni e gli sketch, che danno alla performance un carattere leggero e godibile, così come l’ha voluta l’attrice. Si parla dell’arte ma anche della vita quotidiana e delle piccole contraddizioni che caratterizzano il vivere nella nostra società. E a mostrarci questi nostri difetti, queste caratteristiche, tornano i personaggi più celebri inventati dal Franca Valeri nella sua lunga carriera teatrale, televisiva e cinematografica, quelle figure esilaranti e spesso un po’ strampalate che amplificano alcune qualità diffuse ieri come oggi e che proprio per questo hanno reso l’attrice amatissima dal pubblico.

7 aprile 2009
Teatro Ariston
CASAMATTA VENDESI
scritto da Angelo Orlando, con Valentina Carnelutti, Adriano Evangelisti, Raffaele Latagliata, Angelo Orlando, Lusitana Pedroso, Alessandro Procoliscritto, diretto da Angelo Orlando
Casamatta Vendesi è uno spettacolo esilarante, con l’energia di sei attori, che in un gioco al massacro raccontano il mondo del teatro e i suoi retroscena. Dal testo, che ad intervalli e con numerosi rimaneggiamenti vanta un lungo periodo di rappresentazione dal ‘94 ad oggi, è stata tratta la sceneggiatura vincitrice del Premio Solinas 2005 come miglior commedia. I sei attori protagonisti della piéce si trovano a vivere un meccanismo al tempo stesso magico e feroce. Devono interpretare un testo chiamato Casamatta Vendesi, una storia misteriosa e stregata che parla di sei attori che interpretano un lavoro dal titolo Casamatta Vendesi e così via, come in un gioco di scatole cinesi. La trama è il pretesto per parlare con forte emotività della vita degli attori e di un mondo complesso e non di rado crudele, ma pur sempre irresistibile, quale è il mondo del teatro. Chi vide Casamatta Vendesi  al suo debutto dieci anni fa riconoscerà quelle contingenze immutabili nel lavoro dell’attore e allo stesso tempo i cambiamenti radicali avvenuti in questo pezzo di storia.