Stagione teatrale 2019-2020
Presentata il 20 settembre 2019, presso la Sala Bonaffini del Comune di Mantova, la stagione di prosa si apre martedì 5 novembre 2019 con un grande classico: Un tram che si chiama desiderio, una trama ancora attuale che il film con Vivien Leigh e Marlon Brando ha reso eterna. Martedì 26 novembre Giulio Scarpati e Valeria Solarino riportano in vita la guizzante prosa del Misantropo di Molière, racconto di un conflitto che forse nemmeno l’amore con le sue lusinghe potrà sanare. Il 2019 si chiude mercoledì 4 dicembre con Skianto di e con Filippo Timi, poetica storia di un bambino diversamente abile e dei suoi desideri irrealizzabili, mentre il 2020 si apre mercoledì 15 gennaio con il dramma scandalo After Miss Julie: Gabriella Pession e Lino Guanciale tingono il palco di rosso, simbolo di una tragedia sempre latente, difficilmente evitabile. A fine gennaio, lunedì 27, va in scena Simone Cristicchi con Manuale di volo per uomo, favola metropolitana di un individuo fuori dal comune, ricca di musica ed emozioni. Il calendario prevede altri due spettacoli: Il piacere dell’onestà di Luigi Pirandello, in scena grazie all’intensa interpretazione di Geppy Gleijeses e Vanessa Gravina, e Si nota all’imbrunire di Lucia Calamaro, trama cucita ad hoc per Silvio Orlando. Tuttavia, a causa dell’emergenza covid, le due repliche vengono prima rimandate e poi annullate.
Classico e contemporaneo saranno quindi gli ingredienti scelti per un anno di proposte di alto livello culturale, attente sia alla tradizione che al gusto delle nuove generazioni, così che le porte di un edificio simbolo della città possano accogliere un pubblico trasversale e composito. Un palinsesto eclettico per offrire allo spettatore quella magia che solo un’esibizione dal vivo può donare.
Programma
Teatro Sociale
UN TRAM CHE SI CHIAMA DESIDERIO
di Tennessee Williams, con Mariangela D’Abbraccio e Daniele Pecci, regia di Pier Luigi Pizzi
Il dramma, vincitore del premio Pulitzer nel ’48, mette per la prima volta l’America allo specchio su temi quali omosessualità, sesso, disagio mentale e ipocrisia sociale. Ambientato nella New Orleans degli anni ’40, narra la storia di Blanche DuBois, interpretata da Mariangela D’Abbraccio, che, in seguito al pignoramento della casa di famiglia, lascia la città di Laurel e si trasferisce nel piccolo appartamento della sorella Stella, sposata con un uomo rozzo e volgare di origine polacca, Stanley Kowalsky, interpretato da Daniele Pecci. Blanche ha un passato turbolento, è alcolizzata, vedova di un marito omosessuale, e cercherà, fallendo, di ricostruire un rapporto salvifico con Mitch, amico di Stanley, che inizialmente sembra comprendere i tormenti della donna e le promette di prendersi cura di lei. Ma il violento conflitto che si innesca fra lei e Stanley, la porterà a rimanere di nuovo sola e la condurrà alla pazzia, già latente in lei. Una trama ancora attuale, che il film con Vivien Leigh e Marlon Brando ha reso eterna.
Teatro Sociale
MISANTROPO
di Molière, con Giulio Scarpati e Valeria Solarino, regia di Nora Venturini
La commedia di Molière riesce ad essere di grande attualità anche dopo più di trecento anni, grazie all’approfondimento psicologico dei personaggi, che ieri come oggi si scontrano con l’ipocrisia della società e reagiscono a loro modo alle convenzioni da essa imposte. Alceste, Giulio Scarpati, è un uomo cerebrale e indignato, che non ammette compromessi e debolezze, una sorta di anacoreta per il quale l’etica si impone come unico fine e la morale conta più della stessa vita. Ma questo paladino del vivere corretto ha la sventura di innamorarsi, ricambiato, di una donna, Celimene, interpretata da Valeria Solarino, che è il suo opposto in tutto. Si forma così una coppia sentimentalmente paradossale e impossibile: i due non si capiscono ma si amano, si sfuggono ma si cercano, si detestano ma si desiderano. Potrebbero senza dubbio essere un uomo e una donna del ventunesimo secolo, con torti e ragioni equamente distribuiti, orgogliosi nel non cedere alle richieste dell’altro, non disposti a rinunciare alle proprie scelte di vita, in perenne conflitto irrisolto. Un conflitto che forse nemmeno l’amore con le sue lusinghe riuscirà del tutto a sanare.
Teatro Sociale
SKIANTO
di e con Filippo Timi
«È arrivata l’ora per me di skiantarmi addosso alla vita, cadere di faccia contro le contraddizioni, fare un frontale con la tenerezza, spaccarmi il naso contro il pugno di ogni pregiudizio, cadere piatto sull’acqua gelida di quel mare di sogni sporchi». Così Filippo Timi commenta il suo monologo, una favola amara, ma non malinconica, in un dialetto umbro che ne amplifica la forza. Un testo spiazzante che mescola rabbia e dolore ad una esilarante ironia-pop, che farà emozionare lo spettatore sulle note di successi targati anni ’90, in una galassia di luci proiettate sulla scenografia come polvere di stelle. Il protagonista è un bambino diversamente abile che porta in scena, in un susseguirsi di sketch frenetici e colorati, tutti i suoi desideri impossibili: fare il ballerino, diventare un cantante, semplicemente amare. Ma il suo unico palco sono le mura della piccola stanza, che si trasformano nel suo mondo, strappato con fatica al reale, dove possono trovare spazio sogni sempre folli, ma in fin dei conti irrealizzabili.
Teatro Sociale
AFTER MISS JULIE
di Patrick Marber, con Gabriella Pession e Lino Guanciale, regia di Giampiero Solari
Nella notte del 29 aprile 1945, nel chiuso di una cucina alle porte di una Milano appena liberata dal nazifascismo, l’abbiente e fascinosa Signorina Giulia, interpretata da Gabriella Pession, ribalta lo status quo: seduce Gianni, Lino Guanciale, l’autista del padre e capo della servitù, scontrandosi con la cuoca Cristina, di lui promessa sposa. Si tratta della trasposizione moderna del classico La Signorina Giulia, dramma scandalo di August Strindberg; Patrick Marber, sceneggiatore candidato all’Oscar per film come Closer e Diario di uno scandalo, ha rielaborato l’originale aggiungendovi una maggiore carica erotica e portando in scena un insieme di corpi pulsanti di desideri sempre meno nascosti e di grande vitalità. Nel corso dello spettacolo il punto di vista dello spettatore è destinato a mutare come in un lento piano sequenza, con un movimento impercettibile ma continuo, ottenuto attraverso la rotazione dello spazio-cucina. Il finale crudo e violento tinge di rosso il palco, e quel rosso si consacra come simbolo di una tragedia sempre latente, difficilmente evitabile.
Teatro Sociale
MANUALE DI VOLO PER UOMO
di Simone Cristicchi e Gabriele Ortenzi con la collaborazione di Nicola Brunialti, con Simone Cristicchi, regia di Antonio Calenda
«Sorprenditi di nuovo perché Antonio sa volare». Queste parole cantava Simone Cristicchi anni fa, dando voce alle emozioni di un uomo con problemi psichiatrici. E le sorprese non finiscono: il cantautore romano continua a stupire il pubblico, indagando le incognite dell’animo umano con nuova invenzione drammaturgica. Una favola metropolitana ricca di emozioni, musica e poesia, immersa in uno spazio bianco e accecante in cui il protagonista si muove apparentemente senza scopo. Lo stesso Cristicchi interpreta un quarantenne con un problema privo di risoluzione: qualunque cosa guardi, dal fiore di tarassaco cresciuto sull’asfalto, ai grandi palazzi di periferia, per lui tutto è stupefacente, affascinante, meraviglioso. Per molti è un ritardato da compatire e rinchiudere, per alcuni un genio. Sicuramente è un essere umano fuori dal comune e nel suo linguaggio “volare”significa non sentirsi soli, avere il coraggio di buttarsi nella vita, mantenendo intatto lo spirito più infantile e autentico. Lo spettacolo si configura così come una mappatura geografica dell’anima, alla ricerca di un luogo dove essere sé stessi non sia un limite, ma un arricchimento per tutti.